Gli Ultimi Interventi Di Restauro

Come si presentava la Chiesa fino al 1995

La chiesa dal 2002

Esaurita la fase degli scavi archeologici, nel 1997-98 si progettò e infine si realizzò una nuova “soletta” che custodisse, di sotto, i reperti murari venuti alla luce e, di sopra, consentisse il posizionamento della nuova pavimentazione.

La realizzazione della travatura della soletta fu di particolare difficoltà, proprio perché doveva rispettare i sottostanti reperti murari e fu affidata (con ottimi risultati) all’Ing. Sergio Barbera, per quanto concerne progetto e direzione lavori, e alla Ditta I.C.B.M. di Alessandro Bertazzi per quanto riguarda invece l’esecuzione, sotto la supervisione (come per tutto il resto di questa decisiva fase di restauri globali) degli Arch. Massimo Roncali e Viviana Seveso in qualità di progettista e di consulente storicoartistico.

Insieme alla posa della nuova soletta, si provvide alla realizzazione di un nuovo impianto di riscaldamento, che la Soprintendenza volle “a pannelli” sistemati all’interno della soletta, in sostituzione del precedente, ad aria forzata, dichiarato assolutamente dannoso per gli affreschi della chiesa.

Il nuovo impianto, realizzato dalla Ditta Montimpianti, diverso tecnicamente dal precedente, ha comportato anche la sostituzione del bruciatore e della caldaia, oltre alla realizzazione delle tubature (“pannelli”) per tutta la superficie pavimentata della chiesa.

Realizzata finalmente la difficile soletta, fu ordinato il nuovo pavimento, realizzato in cotto fatto a mano dalla Fornace di Briosco, come richiesto dalla Soprintendenza (erano state esaminate e scartate varie proposte di pavimentazione in diversi tipi di marmo, ma era poi apparso evidente che solo il cotto avrebbe rispettato l’antichità della chiesa), ed infine posato dal signor Antonello Carcano e dai suoi collaboratori.

La Ditta di restauri Marcato fu incaricata del restauro totale delle decorazioni degli intonaci di tutto l’interno, e l’opera occupò un anno intero (19981999). Naturalmente, a questo lavoro fu fatto precedere il restauro del sottostante intonaco, già deterioratosi nonostante i parziali restauri di qualche decennio prima, di cui abbiamo parlato sopra.

Fu in questa fase che si fece una insospettata e gradita scoperta: una dolcissima immagine affrescata raffigurante la Madonna col Bambino, sulla parete destra della chiesa, che fu subito chiamata “Madonna del Bertazzi” riconoscendo a questo nostro concittadino (titolare della Ditta I.C.B.M. incaricata del lavoro) il merito di aver fermato la mano che avrebbe dovuto far cadere gli intonaci preesistenti e pieni di infiltrazioni di umidità risalente, e aver anzi con delicato lavoro (poi perfezionato dalla Ditta Marcato) circoscritto e poi pian piano “tirato fuori” dalle incrostazioni che la ricoprivano l’immagine di cui non si aveva notizia neppure nei documenti più antichi esistenti. Si suppone che tale affresco sia più antico anche degli affreschi più famosi dell’abside e quindi risalente forse al sec. Xlll-XIV.

La `Madonnina del Bertazzi” scoperta sotto l’intonaco della parete sud

La stessa Ditta Marcato fu incaricata di ripulire in maniera professionale le colonne di granito rosa di Baveno, di ripristinare la doratura delle parti in rilievo nell’architrave sui tre lati della chiesa, e della decorazione pittorica del lato del presbiterio, sopra le tre arcate, degli arconi delle due cappelle, di restaurare le statue di S. Antonio e della Madonna, nonché dei tempietti che le ospitano, angiolotti e altre decorazioni comprese, di ripristinare la scomparsa decorazione floreale all’interno dell’arcone della Cappella della Madonna, nonché la balconata del Coro (con relativa decorazione di angeli). Si poteva così passare alla sistemazione di quanto era stato precedentemente asportato per procedere agli scavi archeologici.

Il vecchio altare maggiore era composto da una parte centrale in muratura (sul retro era un armadiettoripostiglio) cui erano attaccati: sul davanti un altare di legno (più volte rifatto e quindi non originale), e sui lati due volute di legno decorato e più volte ripitturato con imitazioni marmoree. Esso fu smontato e passato alla Ditta di restauri A.R.C.O. Si decise di non perdere questo oggetto pur sempre antico, e quindi, demolita la parte in muratura, conservare la mensa (ora nella cappella di S. Antonio) e le volute laterali, da cui furono asportati 4 strati di verniciature di epoche differenti, e riportate alla decorazione iniziale, ora unite a formare un mobile unico (senza quindi la parte centrale con la mensa) che si trova nella cappella della Madonna.

L’altare fu fatto completamente nuovo, come pure il precedentemente inesistente ambone per la lettura della Parola di Dio e la colonnina che sostiene il Tabernacolo (la vecchia liturgia non li prevedeva), in granito rosa di Baveno, lo stesso delle esistenti colonne, realizzato dal marmista Menichini e fu solennemente consacrato dall’allora Cardinale Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini in una memorabile e solennissima celebrazione svoltasi in chiesa e in piazza Risorgimento trasformata per l’occasione in ampliamento della chiesa stessa, dato che erano presenti non meno di 1000 persone, nel settembre del 2000.

Anche le tre balaustre (quella dell’altare maggiore e le due degli altari laterali) erano state asportate a causa degli scavi archeologici, e affidate alla Ditta A.RC.O. per il loro restauro, del quale soprattutto abbisognava quella centrale, spezzata in più punti, e non più “in bolla” a causa di cedimenti del terreno, e quindi crepata in molti punti e con le colonnine (“balaustrini”) spesso non più unite ai piani orizzontali, ma “spessorate” per nasconderne gli affossamenti. Completato il loro restauro, e reso disponibile l’interno della chiesa, dopo la realizzazione della nuova soletta, esse sono state riposizionate e riportate alla loro originaria bellezza. Nel frattempo l’Arch. Luca Rinaldi aveva sostituito la Dott.ssa Cipollone, quale funzionario della Soprintendenza.

Anche i serramenti (interni ed esterni) di tutta la nostra chiesa mostravano chiaramente la loro vetusta età. Si procedette dunque a interventi diversificati. Se per i serramenti in legno (il portone principale e le porte interne che dalla chiesa portano alla sacrestia e alla cappellina, e, in aggiunta, il coro ligneo), tutti in noce massiccia, si è provveduto al restauro conservativo (opera di Roberto Paparella), per quelli in ferro (finestroni alti) si è provveduto a farli nuovi (con nuovo vetri, e sistema di telecomando elettrico per la loro apertura).

La posa della soletta che ricopre la zona degli scavi archeologici

L’impianto elettrico è stato, come accennato sopra, completamente rifatto dalla Ditta Scialpi per essere messo a Norme CEE. Eliminati fili che correvano da tutte le parti lungo le pareti, il nuovo impianto che ha un nuovo quadro in sacrestia,

corre ora sotto la pavimentazione per raggiungere i nuovi corpi illuminanti, posizionati in maniera di poter da una parte consentire la lettura durante le celebrazioni, e dall’altro esaltare la bellezza delle opere pittoriche presenti nella nostra chiesa. Anche la programmazione elettrica del suono delle campane, è stata completamente rifatta, sempre secondo le nuove norme CEE, rinnovando anche la complessa ramificazione di fili che dal quadro della sacrestia porta fino all’orologio della torre campanaria e al castello delle campane, a sua volta revisionato dalla Ditta Capanni e messo in sicurezza.

L’amplificazione sonora all’interno della chiesa è pure stata rifatta completamente, eliminando il vecchio impianto (a valvole!) con un nuovo sistema di amplificazione transistorizzata, nuovi microfoni, nuove casse acustiche, e con la possibilità di diffondere anche musiche preregistrate (in funzione al di fuori degli orari delle celebrazioni liturgiche).

Il fonte battesimale era stato spostato sul piano dell’altare, sacrificando la cappella del battistero. Si è riportata la collocazione del fonte al suo luogo architettonico naturale, eliminando la brutta porta posticcia che precedentemente vi si trovava (dietro alla quale stava un confessionale), e riposizionandovi l’antico cancelletto in ferro battuto.

Anche i cancelletti in ferro battuto presenti davanti all’altare maggiore e davanti alle due cappelle sono stati restaurati dall’artigiano fabbro Gualtiero Bonzano e posizionati al loro posto.

Pure l’organo a canne (un Mascioni dei primi decenni del 900) dopo 4 anni di sosta forzata e con la possibilità che la polvere mossa dai lavori di scavo e di restauro all’interno della chiesa ne avessero compromessa la funzionalità, è stato fatto restaurare e ora è tornato a diffondere la sua musica liturgica, con quella sacralità che solo strumenti di questo tipo sanno dare alle celebrazioni cristiane.

Il confessionale che stava sotto il pulpito è stato asportato per un radicale restauro (era lesionato in molti punti), e riportato in chiesa in una nuova collocazione (in fondo alla chiesa) che da una parte garantisce la “privacy” per un rinnovato suo utilizzo per il sacramento della Riconciliazione, e dall’altra conferisce maggiore solennità al pulpito, che prima lo sovrastava, di epoca e fattura assolutamente diversa e il cui accostamento (l’uno sopra l’altro) dava una brutta visione.

Il pulpito, assai bello, tutto decorato in oro zecchino, era ricoperto da alcuni strati di vernici varie, di diverse epoche. Ripulito da Ida Burzio e da un suo collaboratore artistico, ha ritrovato la sua bellezza originaria.

Il pulpito prima e dopo il restauro con la copertura in oro zecchino

Esauriti i lavori all’interno della chiesa, si è poi potuti passare ai locali adiacenti, e cioè alla sacrestia ed alla cappellina a destra dell’ingresso della chiesa.

In sacrestia sono stati fatti i seguenti lavori: prima di tutto la nuova pavimentazione, in cotto fatto a mano, lo stesso usato per la chiesa. Poi è stata restaurata dal Laboratorio San Gregorio la volta, con i suoi stucchi, e le pareti interne le quali, nella parte inferiore sono state ridipinte da Giuseppe Giannini. Particolare impegno ha richiesto il restauro dei mobili antichi in noce massiccia realizzato dal restauratore Roberto Paparella. Bertazzi ha anche regalato un lavabo di foggia antica, in pietra, assai più adatto del precedente lavello in ceramica.

Gli stucchi della volta della Sacrestia prima e dopo gli interventi di restauro

Nella Cappellina, che, come detto, per quattro anni ha dovuto rimpiazzare la chiesa mentre essa era occupata dai lavori di restauro, ora è stata allestita una mostra fotografica permanente, che documenterà a chi non ha avuto la fortuna di vedere passo passo lo svolgersi dei lavori, i momenti più significativi dei lavori fatti in questi anni. In essa, è stata restaurata la pavimentazione, riuscendo a conservare l’antico cotto originario antico. In alcuni punti ove alcuni mattoni erano rovinati o addirittura spariti perché rotti, si è provveduto alla sostituzione con altrettanti mattoni recuperati dalla chiesa ove, come detto, sotto la pavimentazione in brutte piastrelle era stata trovata una precedente pavimentazione in cotto, solo in alcuni pochi punti ancora integra, mentre quasi dappertutto era rovinata o assente. Il plafone era costituito da una copertura di orribili perline: è stato ora fatto un nuovo plafone, che rispetta l’antica travatura ancora visibile.

la decorazione del plafone ligneo prima e dopo ti restauro

Una illuminazione a faretti, dono della signora Sommaruga, che evidenzia i pannelli fotografici (l’allestimento è opera degli Arch. Giampietro Livini e Viviana Seveso), e nuove porte interne di legno, cercate da un antiquario e messe in opera da Luigi Chiesa (in luogo delle orribili precedenti in alluminio e vetro), completano anche questo angoletto della nostra chiesa.

Ma certamente il restauro più delicato è stato quello degli affreschi, attribuiti alla scuola di Bernardino Luini, pittore lombardo del’ 500. Esso, su consiglio della Soprintendenza, è stato affidato alla pregiata mano della Prof.ssa Pinin Brambilla Barcilon che tutta Italia conosce per la sua maestria ed in particolare Milano, per il restauro da lei effettuato in venti anni di lavoro, dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci nell’antico refettorio del convento domenicano che esisteva presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Il restauro dei nostri affreschi ha comportato un anno abbondante di lavoro, ma il risultato è stato di assoluta soddisfazione, come hanno comprovato svariati esperti di storia dell’arte che hanno visitato la nostra chiesa durante e dopo il lavoro di restauro.

Come forse non tutti sanno, la Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali non autorizza il rifacimento di beni artistici andati perduti (se lo si facesse, si avrebbero dei “falsi”), ma solo il restauro “conservativo” di quanto esiste.

Ecco perché, se la visione dei due affreschi a destra e a sinistra dell’altare maggiore appare eccellente, quello dell’affresco centrale appare ancora con tutte le magagne provocate dalla “martellinatura” che era stata fatta quando lo si ricoprì con l’intonaco di cui si è parlato più sopra. In particolare, appaiono (e non possono più essere recuperate) due grosse lacune dove stavano murate le zanche che sostenevano la statua del Sacro Cuore, e non è più visibile, purtroppo, il volto della Madonna, che nessuno potrà mai più rifare (non sarebbe più l’affresco originale).

Fatto tutto quello che si poteva fare, l’opera è di grandissimo valore artistico e culturale, nonché di grande ispirazione religiosa.

Tutti abbiamo sperimentato, anche solo al primo entrare in chiesa, quanto questi affreschi cinquecenteschi diano subito un tono di spiritualità e di raccoglimento religioso che moltissime chiese moderne, pur belle talvolta (ma la maggior parte delle volte non sono neppure belle come opere moderne), ben difficilmente riescono a dare al fedele che entra in chiesa anche solo per una breve visita.

Può essere utile descrivere questi affreschi, che chi frequenta abitualmente la nostra bella chiesa ha stampati nella memoria.

L’affresco collocato a sinistra rispetto all’altare rappresenta la Sacra Famiglia attorniata da quattro santi: San Pietro e San Giovanni a destra, Santa Caterina della ruota e San Sebastiano milite (o Sant’Antonino) a sinistra.

Nella parte superiore dell’affresco è dipinta in prospettiva una volta a botte cassettonata in cui è inserito Dio Padre (ricorda l’abside della chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano realizzata dal Bramante intorno al 1490).

L’affresco posizionato a destra rispetto all’altare rappresenta la Madonna in trono con il Bambino affiancata dai santi Sebastiano e Rocco. Probabilmente si decise di eseguire questo affresco in seguito ad una pestilenza.

Questa supposizione deriva dal fatto che i santi in esso rappresentati sono quelli a cui si indirizzavano le preghiere per essere difesi dal flagello della peste. Un’attenta osservazione del dipinto ci permette di leggere nella sua parte inferiore “E F CAVALLATIIS”.

Di fronte a tale affresco infatti era sistemato l’altare di questa famiglia (ancora oggi la Cascina dove essi abitavano si chiama “Cascina Cavallazza”) con anche, sotto la pavimentazione, il relativo sepolcro rinvenuto durante i recenti scavi archeologici.

L’affresco centrale è il meno conservato tra quelli realizzati lungo la parete orientale della chiesa e rappresenta la Madonna in trono col Bambino tra San Desiderio, la cui presenza è giustificata dalla dedicazione della chiesa, e San Giovanni.

Ai lati dell’affresco centrale sono raffigurate due sante: Santa Margherita del Drago e Santa Caterina della Ruota. Sulla parete settentrionale del presbiterio (a sinistra guardando l’altare) sono visibili tracce di un affresco rappresentante una figura con lunghi capelli (alcuni studiosi ritengono possa trattarsi del disegno preparatorio rappresentante un eremita ricoperto da pelli di cammello). AI di sopra di questa immagine all’interno di una cornice rossa sono leggibili alcune lettere da cui si ricava il nome Filippo. Fra i parroci di Assago, il primo ad essere ricordato nei documenti d’archivio è proprio Filippo Guascone (1494).

La volta a sinistra guardando verso l’altare è affrescata con i simboli dei quattro evangelisti: il Leone di San Marco, il Bue di San Luca, l’Aquila di San Giovanni e l’Angelo di San Matteo.

Nella volta a crociera centrale sono affrescati i quattro Dottori della Chiesa: San Gregorio Magno, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Gerolamo.

 

La volta a crociera posta sulla destra ha tre vele affrescate con decorazioni floreali in cui sono inseriti i monogrammi: Maria, JHS, PAX. Nella quarta vela della crociera è rappresentata la Madonna col Bambino. E raffigurata sotto i suoi piedi una chiesa (o una casa: Don Vago sosteneva che si trattasse di una antica raffigurazione della santa Casa della Sacra famiglia, conservata nella Basilica di Loreto). Il confronto con opere analoghe a queste della nostra chiesa, porta a considerare gli affreschi di San Desiderio come della scuola di Bernardino Luini pittore lombardo nato tra il 1480 e il 1490 e morto nel 1532.