Mi chiamo Manuela Maiocchi, Ausiliaria Diocesana, e dal mese di settembre inizio, insieme a don Matteo, il mio servizio nella vostra parrocchia; verrò come pendolare dalla comunità di Cassino Scanasio dove vivo con altre due consorelle.
Il nostro Istituto ha la caratteristica fondamentale di essere diocesano.
È nato infatti nella nostra Diocesi tra gli anni ‘60/‘70, a partire da una prima intuizione dell’allora card. Montini – poi S. Paolo VI – e la cura successiva dei diversi Arcivescovi, che ne hanno accompagnato la crescita e il consolidamento.
Questa è una caratteristica fondamentale delle Ausiliarie Diocesane: ci mettiamo a servizio della Diocesi di Milano secondo le indicazioni dell’Arcivescovo che è nostro superiore e che ci invia vivendo la spiritualità diocesana.
La maggior parte di noi opera nelle parrocchie o nelle comunità pastorali, ma diverse si dedicano anche a servizi diocesani come la Caritas Ambrosiana, cappellanie ospedaliere e consultori, l’insegnamento della religione e della teologia, il dialogo ecumenico e interreligioso, il carcere e i diversi ambiti di cui la Diocesi si prende cura. Due immagini evangeliche ci descrivono: – l’icona delle donne della Resurrezione, che ispirarono Paolo VI nella Pasqua del ’61, segno dell’essere mandate ad annunciare il Vangelo; – l’icona di Gesù Buon Pastore, che si prende cura del gregge e per esso dà la vita.
Siamo donne consacrate che scelgono di vivere “nel mondo”, condividendo fino in fondo la vita quotidiana delle persone e desideriamo abitare il mondo con uno sguardo di fede, prendendoci cura dei legami e portando speranza. Ho vissuto il mio mandato in diverse comunità e in questi ultimi nove anni sono stata nella comunità pastorale di Cascina del Sole e Cassina Nuova di Bollate esercitando il mio servizio nella pastorale parrocchiale e nell’insegnamento della religione cattolica in una scuola secondaria di primo grado.
Non vengo qui semplicemente per “fare delle cose”, ma per entrare in un cammino insieme a voi: conoscervi, lasciarmi conoscere, ascoltarci e, insieme, provare a capire dove il Signore ci chiama a camminare come comunità.
Credo che sia proprio questa la bellezza della vita cristiana: non essere mai soli, ma camminare insieme, nella sinodalità, che non è solo una parola “di moda”, ma un modo concreto di essere Chiesa: ascoltarsi, confrontarsi, sostenersi, decidere insieme.
Mi sta molto a cuore anche il valore della condivisione: credo che ogni persona (con la sua storia, i suoi doni e perfino le sue fragilità) possa contribuire a rendere più viva e vera la comunità, tenendo conto e valorizzando i cambiamenti epocali della Chiesa e della società.
E penso che sia importante vivere con corresponsabilità: non c’è qualcuno che fa tutto e altri che stanno a guardare, ma tutti possiamo sentirci parte, dare una mano, portare un’idea, un sorriso, un gesto di servizio.
Come Ausiliaria, sento forte il desiderio di “stare nella storia”, nelle pieghe concrete della vita, portando la speranza del Vangelo lì dove viviamo e alle persone che mi sarà dato di incontrare. Non si tratta di fare cose straordinarie, ma di esserci, con uno sguardo attento e un cuore aperto.
A questo proposito mi viene spontaneo citare alcune parole del card. Martini a noi Ausiliarie “essere tra la gente, con la gente, come la gente…nella semplicità di una donna che si sente amata e vuole amare”: è uno stile che fa la differenza, che lascia il segno, è lo stile di chi cerca di vivere la testimonianza appassionata anche nell’umiltà e nel nascondimento.
Spero davvero che potremo costruire relazioni vere, fatte di fiducia, dialogo e preghiera condivisa.
Affido a Dio questo nuovo pezzo di strada insieme e confido che sarà un cammino ricco di incontri, di crescita e di piccole e grandi scoperte.
Manuela
