Don Antonino

Sono nato a Carcassonne in Francia.

I miei genitori, dopo la seconda guerra mondiale, viste le condizioni di precarietà dovute ai bombardamenti e alla povertà della regione veneta, decisero dopo il matrimonio, di raggiungere degli zii che già erano immigrati in Francia.

Lì io nacqui e vissi per circa 1 anno e mezzo. La mamma Sofia, gemella della zia Maria, ha sempre avuto un forte legame con la sorella gemella. Questa, dall’Italia, continuava a supplicarla di ritornare. Erano cresciute insieme, vestite nel medesimo modo, l’una era il sostegno e la sicurezza per l’altra… un cuore solo…

Là a Carcassonne, mi diceva papà Aurelio, abitavamo in una casa in affitto, avevamo un orto; il lavoro per lui e per mamma era assicurato e ben retribuito, avevamo perfino il maialino in stalla, un serraglio con galline e conigli…

La nostalgia della propria terra però divenne sempre più forte, così che tornammo in Italia, ad Arluno, in provincia di Milano e per tre mesi eravamo alloggiati nella casa della gemella in attesa di trovare… casa, lavoro, una sistemazione.

Passata la frontiera e venuti in Italia, è scattato per papà l’obbligo della leva militare: papà era stato in Francia prima dell’obbligo militare. Entrato in Italia, lo raggiunsero i carabinieri a casa… e, nonostante avesse un figlio da mantenere, dovette partire per la leva obbligatoria a Verona.

Papà per un verso, e mamma per la sua parte, dovettero affrontare da subito un cambio radicale. Papà partiva per Verona, mamma si mise a cercare un lavoro di servizi domestici: aveva un figlio da mantenere… una casa da trovare.

Andai a Mirano (VE) e vissi due anni coccolato dai nonni e spupazzato dagli zii. Finito il militare di papà, tornai ad Arluno, frequentai la Scuola dell’Infanzia, le elementari… cambiai tre volte l’abitazione.

Papà era riuscito, dopo varie e saltuarie occupazioni ad essere assunto all’Alfa Romeo. Questo cambiò radicalmente la nostra vita familiare. Sono stato educato da genitori splendidi, testimoni quotidiani di un amore sincero e profondo.

La fede mi ha raggiunto anche dal loro esempio e dalla loro testimonianza. Mamma, assistente del medico condotto del paese, raggiungeva spesso le persone bisognose per le iniezioni, per una presenza di solidale vicinanza ed assistenza. In questo contesto fiorì la mia vocazione.

Partii per il Seminario e percorsi gli anni di formazione e preparazione nei Seminari milanesi. Celebrai la 1° Messa a Sedriano, dove ci eravamo trasferiti poi con la famiglia. Iniziai il mio ministero sacerdotale tra i ragazzi a Busto Arsizio, parrocchia S. Giovanni Battista per dieci anni. Continuai il mio servizio in Oratorio per 9 anni e sei mesi a Baggio, parrocchia S. Apollinare.

Andai poi per dieci anni nel Varesotto per iniziare un’esperienza pastorale nuova, le Unità Pastorali: ero parroco di due paesi (Inarzo e Cazzago Brabbia) con due comuni e due sindaci per avviare una Unità pastorale, cioè dovevo gestire il tutto come se fosse una sola comunità cristiana.

Immaginate le resistenze di alcuni ed il famoso detto: “si è sempre fatto così”. Per la prima volta ricevetti lettere anonime con questo sostanziale messaggio: “come possiamo celebrare la Pasqua di Cristo se, in paese, non abbiamo celebrato qui la morte del Signore?” Essendo un’unica comunità cristiana, capitava che un anno la messa di Natale era a mezzanotte in un paese, l’anno successivo si invertivano i luoghi e le celebrazioni, così per i sacramenti: 1 Confessione, 1 Comunione e Cresime…

Superate le iniziali difficoltà ho avuto la soddisfazione di ricevere da un CAE la somma per ristrutturare l’oratorio unico nell’altro paese, prima volta in tutta la diocesi! Passai poi a Vanzago dove sono rimasto tredici anni avviando una nuova Comunità Pastorale… Ora sono ad Assago.

I miei primi passi hanno il desiderio di conoscervi, di volervi bene, di inserirmi nel solco dei Parroci che mi hanno preceduto e dei quali sento spesso i loro nomi sulle vostre labbra…

La strada che il Signore mi ha fatto percorrere, mi ha permesso di incontrare tante persone, tante esperienze, tanti luoghi. Lo ringrazio per ciò che ha chiesto e mi chiede per il bene della Chiesa e delle singole persone che ancora Lui mi fa incontrare

Don Antonino